|
Ci
bastano i fatti L’insoddisfazione di Renzi Il
presidente del Consiglio, intervenendo in una trasmissione televisiva ieri
sera, ha detto che indipendentemente dalla discussione sui risultati del
governo, egli si ritiene comunque insoddisfatto. Renzi non intende negare
quello che pure è evidente a tutti e che in generale i governi che o hanno
preceduto ad un certo momento del loro mandato negavano, ovvero lo stato
della crisi, che lungi dall’essere superata è ancora grave. La giornata era
stata aperta da una risposta del ministro Padoan ad un editoriale di Paolo
Mieli su “il Corriere della sera” che aveva ben descritto la situazione
italiana ed europea sul fronte economico. Padoan scriveva che per valutare
l’incidenza delle misure del governo sarebbe comunque occorso del tempo. Il
tempo, Renzi deve essersene accorto, è proprio quello che non abbiamo. Per
questo Mieli aveva chiesto al governo, esattamente come ha fatto due anni fa
il partito repubblicano nel suo congresso nazionale, di non cercare altri
margini di flessibilità, che significano più debito, ma di intervenire con
riforme di struttura, ma anche con tagli alla spesa. Ad esempio per far si
che un’azienda possa aprire i battenti in tre mesi invece che in tre anni,
non c’è bisogno di una grandissima riforma, oppure si, a dimostrazione che il
sistema amministrativo del Paese è talmente barocco da sembrare essere
rimasto al 1600. Sui tagli sappiamo cosa pensano i grandi economisti
liberali, in tempi di recessione, meglio evitarli, e tutti comunque amano
dire che l’austerità è la formula che impedisce la crescita. Premesso che è
lo stesso difficile capire come aggiungendo debiti al debito, il debito si
risani, servirebbero per lo meno delle risorse che una nazione come la nostra
non è abbastanza ricca da possedere, accettiamo l’argomento. Per questo si
era nominato un esperto alla spending review, Cottarelli, per qualificare e
quantificare la spesa inutile. Almeno quella andrebbe ridotta. Mieli faceva
l’esempio dei termosifoni, aperti e al massimo in giornate calde, noi
facciamo da anni quello dei tre diversi telegiornali della rai: come i
termosifoni nelle giornate di caldo, meglio spegnerli. Ma non vogliamo porre
limiti alle proposte del governo per superare l’insoddisfazione di Renzi. Ci
bastano i fatti. Roma, 23
settembre 2016 |
|